L’Osteopatia nasce con Andrew Taylor Still: le prime tappe e i principi fondanti

Andrew taylor still e osteopatia

Per comprendere pienamente la portata rivoluzionaria dell’Osteopatia, bisogna necessariamente avvicinarsi alla vita del suo fondatore, Andrew Taylor Still e considerare il contesto storico/culturale in cui si è sviluppata. L’Osteopatia nasce negli Stati Uniti, nel tardo Ottocento, in un’epoca conservatrice, di grande rigore, in cui la maggior parte della classe medica si schierò contro Still e le sue terapie manuali adottate come metodo di cura.

Vediamo, passo dopo passo, le tappe salienti della vita di Still e dello sviluppo dell’Osteopatia, per poi scoprire in sintesi i principi fondanti di questa disciplina.

Andrew Taylor Still e lo studio della Medicina

Andrew Taylor Still nacque il 6 agosto 1828, a Jonesville, nella contea di Lee, in Virginia. All’età 10 anni, nel 1838, fece la sua prima scoperta riconducibile a quella che poi sarebbe diventata l’Osteopatia. Andrew, colpito da una forte emicrania, mise una corda fra due alberi in modo da formare un’altalena, poggiò sopra una coperta e si sdraiò per terra utilizzando l’altalena come se fosse un cuscino ondeggiante. Si addormentò, e al risveglio il suo mal di testa era scomparso. Solo più tardi, dopo aver acquisito una conoscenza profonda dell’Anatomia e della Fisiologia, capì che la fune aveva inibito il funzionamento del nervo grande occipitale e permise un rilassamento totale del collo. In pratica aveva “sospeso l’attività dei grandi nervi occipitali, armonizzando il flusso di sangue arterioso”.

In giovane età, Still, terzo di nove figli, decise di seguire le orme dal padre, pastore metodista e medico di frontiera, studiando Medicina, a Kansas City. Durante gli anni di studio, alternò la pratica medica con l’attività di agricoltore nella fattoria di famiglia. Nel 1855, Still iniziò a ragionare su nuove metodologie di cura, mettendo in discussione i principi della Medicina dell’epoca. In quegli anni, la sua sete di conoscenza abbracciò anche la tecnologia e la meccanica. Per cinque anni studiò inoltre ingegneria.

A un certo punto della sua vita, si avvicinò anche allo spiritualismo e all’ipnosi: dalle vicine tribù indiane del centro America apprese il rispetto per la natura e i metodi di cura manuale e naturale. E fu proprio il suo approccio terapeutico manuale a generare il disappunto tra i medici del tempo, i quali arrivarono persino ad accusarlo pubblicamente di stregoneria. La disapprovazione che lo circondava non placò tuttavia le sue ricerche e il suo approccio “alternativo”, al contrario, gli diede la forza per continuare sulla strada dell’Osteopatia e dimostrarne l’efficacia.

Gli albori dell’Osteopatia

Col tempo Andrew Taylor Still strutturò in maniera logica ciò che i medici delle antiche civiltà e del rinascimento avevano già intuito, dando forma a una nuova disciplina e creando una fusione tra metodo e rigore scientifico (lo studio e la conoscenza approfonditi dell’anatomia) e concezione filosofica olistica dell’uomo. L’impegno profuso con intensa passione lo condusse tra i candidati al premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia.

Durante la Guerra Civile, Still entrò nella Union Army come Capitano e successivamente come Maggiore. Subito dopo il suo ritorno a casa, la sua vita venne travolta da un susseguirsi rapido di tragici eventi che lo segnarono nel profondo: quattro dei suoi figli morirono per cause diverse, in sole quattro settimane. Still arrivò alla conclusione che le pratiche mediche del suo tempo fossero inefficaci, e talvolta dannose. Dedicò i successivi trent’anni della sua vita a studiare il corpo umano, con l’intento di trovare modi alternativi per trattare la malattia.

Nel 1874 ci fu un evento straordinario: riuscì a guarire un bambino colpito da una forte dissenteria, usando unicamente le sue mani. In quello stesso anno, sentì che era vicino all’elaborazione di un nuovo approccio medico, rispettoso delle leggi della natura e della vita. Il 22 giugno del 1874 Still annunciò: “Come un colpo di sole la verità intera albeggiò nella mia mente ho visto una piccola luce nell’orizzonte della verità. Ho issato la bandiera dell’Osteopatia”. In quel momento, ne enunciò i principi fondanti.

Fu una data storica che segnò la nascita ufficiale di una nuova disciplina, basata sul rigore scientifico e sulla visione olistica.

Qualche anno dopo, nel 1892, aprì la prima scuola di osteopatia del mondo, a Kirksville, The American School of Osteopathy. Ne seguirono molte altre. Il primo riconoscimento ufficiale dell’Osteopatia è avvenuto negli Stati Uniti, durante la presidenza di Theodore Roosvelt, che si avvalse della terapia osteopatica.

All’età di 89 anni, il 12 Dicembre del 1917, morì a Kirksville. La tradizione racconta che in punto di morte disse ai suoi studenti che gli avevano fatto visita: “Mantenetela pura, ragazzi, mantenetela pura”. Non si hanno naturalmente conferme che ciò sia accaduto realmente, tuttavia l’enorme passione che nutriva per la sua “creatura” potrebbe rendere plausibili queste parole.

I principi fondanti dell’Osteopatia

Andrew Taylor Still riuscì a comprendere che l’equilibrio proprio della salute umana passa attraverso l’equilibrio della struttura osteoarticolare, in relazione all’armonia del sistema nervoso, muscolare e circolatorio. Secondo Still la malattia si sviluppa quando le ossa sono fuori posto e ostacolano il corretto funzionamento del sistema circolatorio e nervoso. Ė esattamente da questo concetto che è nato il termine Osteopatia, la cui etimologia deriva nel greco antico: ὀστέον, ostéon, «osso» e πάθος, páthos, «sofferenza».

Da questo assunto, sono derivati i 4 principi fondanti dell’Osteopatia:

  1. Unità del corpo: la disciplina osteopatica considera l’individuo nella sua globalità, come un sistema composto da muscoli, strutture scheletriche, organi interni che trovano il loro collegamento nei centri nervosi della colonna vertebrale. Ogni parte dell’organismo umano, compresa la psiche, è dipendente dalle altre e il corretto funzionamento di ognuna assicura quello dell’intera struttura e quindi anche il benessere;
  2. Relazione tra struttura e funzione: la perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante. Se questo equilibrio si altera, ci si trova dinanzi a una disfunzione osteopatica, che consiste in una restrizione della mobilità, in una specifica parte del corpo. Al disequilibrio l’organismo reagisce creando delle zone di compenso e di adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale. Un processo che Still sintetizzò con queste parole: “la struttura governa la funzione”;
  3. Autoregolazione: per l’Osteopatia non è il terapeuta a guarire la persona, il suo ruolo è quello di favorire il fenomeno di autoregolazione, proprio dell’organismo umano, rimuovendo ogni impedimento fisico o mentale alle normali funzioni di ogni individuo e quindi consentendo il raggiungimento della guarigione. In concreto, l’osteopata mira a ristabilire l’armonia della struttura scheletrica di sostegno, in modo tale da consentire all’organismo di trovare un proprio equilibrio e un proprio benessere.
  4. Movimento: La vita è intesa come movimento. Uno degli obbiettivi principali dell’Osteopatia è “dare movimento” a ogni organo e tessuto, affinché questo “viva”. Il movimento genera vita, la stasi indebolimento.

La diffusione dell’Osteopatia in Europa e in Italia

Dagli Stati Uniti, la disciplina osteopatica ha fatto il suo ingresso in Europa, agli inizi del XX secolo con J. M. Littlejohn, che nel 1917 fondò la prima scuola britannica di Osteopatia. Nonostante ciò, il riconoscimento inglese avvenne soltanto nel 1993. Successivamente è stata riconosciuta in Francia. E qui ha preso il via il processo di espansione dell’Osteopatia nel resto d’Europa. In Italia è giunta soltanto negli anni ’80, per essere poi riconosciuta come professione sanitaria nel 2018.

A chi rivolgersi?

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