Osteopatia a Monza: l’importanza di rivolgersi a un professionista di fiducia

Osteopata monza luca caimi

Dolori muscolari, rigidità articolari, cefalee, disturbi posturali o disfunzioni viscerali sono solo alcune delle problematiche che l’Osteopatia può trattare in modo efficace, migliorando la qualità della vita di adulti, bambini e anche neonati. Questa disciplina, riconosciuta dal Ministero della Salute come professione sanitaria, si basa su un approccio manuale e olistico che mira a ristabilire l’equilibrio tra struttura e funzione del corpo. Un metodo che non si limita al trattamento del dolore, ma agisce in modo preventivo e armonico su tutto l’organismo, accompagnando la persona in un percorso di benessere personalizzato.

Per ottenere benefici concreti però, è fondamentale rivolgersi a un osteopata qualificato, che operi in modo sicuro e personalizzato. Avere un professionista di fiducia vicino a casa rappresenta un valore aggiunto per coloro che desiderano essere seguiti nel tempo sull’andamento del proprio stato di salute.

Nel territorio brianzolo, lo Studio Igea di Monza – situato nel cuore della città – si distingue per l’esperienza ultra ventennale e per l’approccio “globale” che personalizza su ciascun soggetto con percorsi osteopatici mirati.

Fondato e diretto dall’osteopata Luca Caimi, lo Studio Igea è oggi un punto di riferimento per chi cerca un approccio serio, scientifico e orientato alla persona.


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Lei nasce come massofisioterapista e si forma poi come osteopata D.O. con iscrizione al ROI. Cosa l’ha spinta a intraprendere questo percorso?

“Ho iniziato il mio percorso come massaggiatore-massofisioterapista dapprima presso la Clinica Zucchi di Monza e poi presso il CAM, dove sono stato assunto a tempo pieno. Lì ho avuto la possibilità e la fortuna di potermi confrontare con colleghi e personale medico, imparando moltissimo. Personalmente sono sempre stato interessato ad approfondire e conoscere anche aspetti che esulano dalle mie competenze professionali, ma che possono impreziosire il mio bagaglio culturale. Negli anni successivi, ho potuto osservare due miei colleghi osteopati all’opera, e mi si è aperto un mondo. Avevano una visione diversa, più completa e trattavano la persona con una visione globale… È proprio questo che mi ha spinto a intraprendere il percorso formativo da osteopata”.

Nel suo lavoro adotta un approccio interdisciplinare che integra Osteopatia, Pancafit, Keope e ginnastica posturale. In che modo questa sinergia contribuisce a un risultato più efficace e duraturo per i pazienti?

“Il lavoro d’equipe è l’unico in grado di rispondere alle esigenze della persona. Non esiste la terapia ‘miracolosa’: per riportare ogni soggetto a una condizione di salute stabile, è necessario affrontare il problema da diversi punti di vista. Le basi dell’Osteopatia sono molto meccaniche, si sono evolute nel corso del tempo, ma conservano un limite: manca l’esercizio terapeutico che permette di mantenere gli input dati. Per questo motivo ho cercato la collaborazione di altri professionisti, per completare il lavoro sulla persona anche dal punto di vista ‘dinamico’. Offrire consigli è utile sicuramente, ma la persona va guidata nello svolgimento degli esercizi da professionisti qualificati e formati per questo. Pancafit, a mio avviso, rappresenta a oggi il miglior metodo di rieducazione posturale: riequilibra le catene mio-fasciali in maniera decompensata, è assolutamente atraumatica e sicura per la persona, e permette di evidenziare i compensi che il corpo mette in atto per gestire tutto ciò che gli accade. Keope, invece, è ottima per un riequilibrio psico-fisico: agisce attraverso vibrazioni meccaniche modulate ad alta e bassa frequenza, che stimolano specifici recettori cutanei”.

L’osteopatia è spesso associata al trattamento del dolore. Lei parla invece di “salute globale”. Può spiegare cosa significa e in che modo questa visione guida ogni trattamento nel suo studio di osteopatia a Monza?

“Purtroppo le persone vedono sul web solamente il lato peggiore dell’Osteopatia: siamo definiti come gli ‘scrocchiaossa’, ovvero quelli che se hai un dolore basta sentire un crack e tutto si aggiusta. Questa visione fuorviante non giova di certo alla nostra categoria. L’osteopata in realtà non lavora sul sintomo, ma va alla ricerca della causa che ha creato tale disturbo: il sintomo, infatti, è sempre l’espressione di qualche disequilibrio, di qualcosa che il corpo non è riuscito a gestire al meglio. Il compito dell’osteopata è riportare l’organismo in uno stato di equilibrio su tutti i livelli: per farlo, ha bisogno anche della collaborazione di altri professionisti. I nostri input correttivi attivano tutti i meccanismi di autoregolazione di cui il corpo è naturalmente dotato. A quel punto si verifica una risposta di autocorrezione, che a sua volta ci fornisce ulteriori informazioni utili per programmare la strategia migliore di trattamento”.

Quando decide il piano di trattamento per un nuovo paziente, quali fattori considera prioritari (età, stile di vita, storia clinica, aspetti emozionali)?

“La storia clinica è la base di ogni intervento osteopatico: non dobbiamo mai soffermarci solo sul dolore lamentato, è fondamentale farsi raccontare dalla persona il suo stile di vita, le sue abitudini posturali; dobbiamo vedere come si muove nello spazio, osservare la sua gestualità, come esegue determinati movimenti. In altre parole, dobbiamo investigare a fondo per comprendere le ragioni per cui il suo corpo si trova in un determinato stato disfunzionale. Nella mia pratica quotidiana non utilizzo un’unica manualità, adatto sempre le tecniche in base alla persona di cui devo occuparmi”.

Come è nata l’idea di inserire l’Osteopatia nel welfare aziendale e di collaborare con imprese del territorio? Che tipo di valori e risultati cerca di portare in queste collaborazioni, anche in termini di prevenzione e benessere sul lavoro?

“Proporre alle aziende di inserire, nei piani di welfare, percorsi di cure osteopatiche può essere un valido input per il datore di lavoro, affinché si prenda cura in maniera tangibile della salute dei propri dipendenti. Sappiamo bene che la malattia e l’assenteismo sul luogo di lavoro incidono molto sul bilancio aziendale, avere quindi personale motivato e più in salute giova a entrambe le parti. Ci sono molti lavori che richiedono posture particolari e usuranti, altri che impongono di rimanere seduti alla scrivania per molte ore di fila, entrambi – col tempo – possono creare disturbi invalidanti e anche veri e propri deficit fisici. Saper gestire queste situazioni consente di preservare a lungo la salute di ogni lavoratore”.

Il lavoro dell’osteopata è orientato soprattutto alla prevenzione: come trasmette ai pazienti il concetto che l’Osteopatia non è solo cura del dolore, ma azione proattiva per sostenere l’equilibrio dell’organismo?

“L’Osteopatia si occupa proprio di prevenzione e mantenimento della salute. Quando la persona viene nel mio studio solitamente vuole risolvere un disturbo, dal canto mio chiarisco subito che l’osteopata non ‘cura’ il singolo sintomo, ma si prende cura della persona nella sua interezza, con l’obiettivo di conservarne la salute. Come detto poc’anzi, è importante far comprendere che gli input correttivi dell’osteopata servono per stimolare e innescare i processi di autocorrezione/autoguarigione insiti in ogni organismo. Ecco perché il trattamento osteopatico andrebbe eseguito anche e soprattutto in assenza di sintomi: correggere precocemente disfunzioni latenti aiuta a rallentare – a volte anche a evitare – i processi che possono portare alla malattia, ambito quest’ultimo che esula poi dalle nostre competenze. Tenuto conto di tutto ciò, programmare sedute regolari diventa fondamentale: come facciamo il tagliando dell’auto, perché non dovremmo farlo per il nostro corpo?”.

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Lei opera da oltre 25 anni nel territorio di Monza e Brianza. In che modo ritiene che le esigenze osteopatiche del territorio siano cambiate (abituali posture da lavoro, vita sedentaria, stress locale)? Come risponde a tali esigenze lo Studio Igea?

“In questi anni di lavoro ho visto cambiare molte cose, soprattutto nelle nuove generazioni.  Posture scorrette, utilizzo di tablet e smartphone, poca attività fisica all’aria aperta, molta più “comodità”, hanno fatto aumentare le richieste per problemi a schiena e collo. Nell’adulto invece il lavoro sedentario e lo stress sono le problematiche più comuni.

Nel mio studio cerchiamo di accompagnare ogni persona in un percorso di maggiore consapevolezza del proprio corpo. Spesso ignoriamo i segnali che il corpo ci invia, e il dolore è uno di questi. Imparare ad ascoltarlo e comprenderlo significa capire che prendersi cura di sé passa anche attraverso piccoli cambiamenti: modificare la postura, rivedere alcune abitudini, lavorare sul proprio equilibrio fisico ed emotivo, questo è il percorso verso la salute, e come terapisti siamo sempre al fianco della persona in questo cammino di benessere e crescita”.

Osteopata a Monza: a chi rivolgersi?

Affidarsi a professionisti certificati è il primo passo per intraprendere un percorso riabilitativo efficace e sicuro. Presso lo Studio Igea – PROGETTOSALUTE di Monza, puoi rivolgerti a Luca Caimi, professionista con oltre 25 anni di esperienza.

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Articolo a carattere informativo-divulgativo. In nessun caso può sostituire la formulazione di una   diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Non intende altresì sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. È sempre raccomandato rivolgersi a un medico in caso di dubbi o necessità.

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